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A PROPOSITO DI OSSITOCINA ovvero “Se questo non è un boicottaggio...”

di Ivana Arena 

per CreAttivaMente Ostetriche

Qualche anno fa andando in farmacia ad acquistare l’ossitocina necessaria per un parto a domicilio ho avuto un assaggio del fatto  che approvvigionarsi di ossitocina al di fuori del circuito ospedaliero sarebbe stato più difficile del previsto.

La risposta alla mia richiesta quando mi ero già qualificata come ostetrica, fu : “Mi fa vedere la richiesta del medico, la ricetta?”, “Non ne ho bisogno” risposi “sono un’ostetrica e questo è un farmaco per eventuali complicanze del post-partum che devo avere quando assisto a domicilio”, “Ma io non glielo posso dare senza ricetta” fu la risposta finale, nonostante io insistessi. Riuscii poi ad acquistarla presso una farmacia “amica” dove mi conoscevano e forse avevano un’idea più chiara di cosa facesse un’ostetrica. All’epoca mi riproposi di fare una segnalazione al collegio e forse la feci ma non mi ricordo cosa mi fu risposto. Sono sempre stata un po’ disordinata su queste cose, soprattutto quando si tratta di burocrazia e segnalazioni, “chapeu” a chi se ne occupa quindi.

Dall’anno scorso faccio, finalmente, solo libera professione, e i parti a casa sono sempre di più anche grazie al fatto che  la legge della regione Lazio sul parto extra ospedaliero del 1° aprile 2011 ha un po’ sdoganato, anche dalle nostre parti, l’idea che il parto a casa sia riservato a pochi pazzi retrogradi e a ostetriche talebane. Nel testo del decreto si sono addirittura preoccupati di elencare tutto quello che la brava ostetrica deve avere con sè nel momento a cui va ad assistere a domicilio senza considerare che ciò sarebbe stato semmai a carico dei nostri organi collegiali. Sui difetti del decreto così com’è stato scritto c’è molto da dire, come già ben fatto da Rosa Perazzola sull’ultimo numero di D&D  - n°78 settembre 2012, ma ora concentriamoci sull’ossitocina.

Dunque nella borsa della brava ostetrica che assiste a domicilio devono essere presenti due scatole di ossitocina, bene, fantastico! Dopo tutto, anche se non la usiamo di routine come nelle sale parto e magari cerchiamo anche soluzioni alternative, averla a portata di mano nel frigo della casa dove assistiamo ci fa sentire tranquille di avere uno strumento utiile in caso di complicanze emorragiche.

Se non fosse che, nel momento in cui vado di nuovo a rifornirmi di ossitocina scopro che mi ero persa il fatto che, nel frattempo, l’ossitocina fiale è diventato farmaco esclusivamente ospedaliero, cosa che succederà a breve anche con il methergin (da usare mai, ma mai dire mai che a volte un po’ di sintometrina può risolvere una situazione). E adesso che faccio, mi dico. Il problema di reperire alcuni farmaci si era già posto, visto che come ostetriche non ce li vendono, vedi la lidocaina per eventuali suture, ad esempio, ma si può chiedere alla donna che partorisce a casa di farseli prescrivere dal proprio medico di famiglia e chiederle di acquistarli, ma se un farmaco è solo ospedaliero come fare?

Scrivo una mail al collegio e chiedo istruzioni e anche in federazione, mi rispondono che devo rivolgermi alla usl di residenza della signora che partorisce dove cioè abbiamo fatto la richiesta di rimborso con la legge regionale.

Così comincia la trafila con le usl romane, la prima è la usl roma E dove incappo in una persona estremamente gentile e disponibile che si attiva per un percorso interno (e sì, ogni volta bisogna incominciare da capo perchè dalla regione non è arrivata nessuna istruzione). Spesso infatti, le donne che vanno a fare richiesta di parto a domicilio e di rimborso si sono sentite rispondere: “E che ne sappiamo noi!”, per questo le donne vanno istruite sul fatto di insistere che la loro richiesta venga almeno protocollata. Insomma persona gentile e disponibile che però dipende dal direttore del distretto il quale mi fa andare prima a Santa Maria della Pietà a prendere un foglio di autocertificazione, in cui dichiaro che ho tutti i requisiti per assistere il parto a domicilio secondo il protocollo regionale, e poi alla farmacia del Santo Spirito a ritirare il farmaco che non mi viene chiesto di restituire. Così se ne parte una mattinata in giro per Roma. Faccio presente che non può essere un percorso valido quello che ogni volta l’ostetrica si debba recare presso la usl di residenza della signora dal momento che Roma è piuttosto grande ma mi rispondono picche. Nel frattempo ci sono state delle riunioni con l’agenzia italiana del farmaco per risolvere la questione dell’approvvigionamento di ossitocina alle ostetriche ma al momento non ci sono soluzioni. Tocca andà alla USL e poi all’ospedale di riferimento. Nell’arco del 2012 l’ho fatto in Roma D, Roma A (dove ci è stato chiesto di restituire il farmaco o di usarlo solo per donne della Roma A). Ovviamente ho usato solo poche fiale di ossitocina su circa 20 parti a casa quest’anno per cui non ho avuto necessità di farne richiesta per ogni donna che ho assistito. Quindici giorni fa circa ho fatto richiesta di ossitocina alla Roma C per una donna che avrebbe dovuto partorire con data presunta il 15 ottobre, in realtà il bambino è nato il 14.

Dopo circa una settimana sono stata chiamata dalla gentile signora della Roma C con cui avevo parlato prima di inviare un richiesta formale via mail,  la quale mi ha comunicato che il direttore della USL aveva declinato la mia richiesta perchè, cito testuali parole: “Il farmaco essendo di fascia H non può essere erogato a domicilio e nel parto a domicilio non è presente il ginecologo pertanto l’ostetrica non può erogare il farmaco”. Ho protestato dicendo che era inusitato, che in altre USL non avevo avuto problemi e che avrei protestato con il collegio delle ostetriche. Ho quindi chiamato subito la Presidente che mi ha risposto che avrebbe provveduto a cercare un contatto per far presente l’assurdità della negazione ricevuta. Alla fine mi hanno richiamata probabilmente in seguito a una sua chiamata, dicendomi che era arrivata un’ulteriore risposta negativa dal direttore con un aggiunta: “la richiesta di ossitocina fiale al Direttore del Distretto, da parte dell’ostetrica, è prevista solo dietro autocertificazione della stessa per l’utilizzo esclusivo nella fase post-partum”. Insomma avevano immaginato che la richiesta fosse per un uso intrapartum!

Ho quindi fatto la richiesta con l’aggiunta richiesta ed è arrivato il parere positivo al ritiro del farmaco...peccato che la signora avesse già partorito nel frattempo!

Rimane il fatto che la questione ossitocina è senz’altro da risolvere in breve tempo altrimenti come chiamarlo se non ...  boicottaggio?



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